#05 Avere l’incoscienza del genio

Non c’è genialità dove aleggia una coscienza pesante quanto una maglia di ferro, né in quello spirito che pretende d’indirizzare il futuro come uno schema. Piuttosto il genio si perde, conosce solo alla superficie quello che sta compiendo e da ultimo, violentata al massimo l’espressione della propria individualità – Carmelo Bene amava ripetere di “essersi preso a calci in culo da solo” – desidererebbe che scendesse sul proprio io la benedizione estrema dell’oblio. Forse il più grande rivoluzionario nella storia della pittura occidentale, considerati i suoi scarsi 27 anni di vita, fu e resta Tommaso Cassai detto il Masaccio.

Presunto autoritratto de l Masaccio – 1424-1428 – Cappella Brancacci, Firenze

Quanto amano ripeterci i manuali è l’intervento di questo giovane valdarnese, che entrato di forza  nell’universo figurativo raffinato ma distante del gotico internazionale – composto da  linee sinuose, mimica languida, vesti preziose e paste d’oro – sulla scia del Giotto impose mostrando tutta la dignità dell’essere umano in quanto essere pensante e corpo spaziale. È evidente che tra una pala di Gentile da Fabriano e la Trinità di Santa Maria Novella intercorre il limite tra due epoche diverse.

Trinità – 1426-1428 – Basilica di Santa Maria Novella, Firenze

Ciò che però viene detto di meno, è la necessità che Masaccio non conoscesse appieno ciò che andava realizzando. Qui il punto d’incontro con un discorso più generale: il genio è pervaso da intuizioni talmente forti da richiedere un’immediata messa in opera, precedente a qualsiasi processo di razionalizzazione, nonché un mancato controllo dell’esecuzione; se anche le stesse intuizioni dovessero accompagnarsi a una riflessione questa non potrebbe essere se non parziale. E’ uno stato di urgenza e di abbandono unici, in cui non si produce niente e si viene trapassati, divenendo in sé stessi il proprio capolavoro. Aldilà di ogni volontà di affermazione, che sia verso gli altri o la storia, tale condizione tra la catatonia e l’idiozia permette all’io, una buona volta anche se temporaneamente, di dissolversi. Tutto il resto sarà un lavoro di indagine, interpretazione e relazione per i secoli a venire. A livello universale, questa incomprensibile imprevedibilità è la forma unica attraverso cui si esprime la rivoluzione – di qualsiasi tipo essa sia.

Il pagamento del tributo – 1424-1428 – Cappella Brancacci, Firenze

La malattia del genio la si nota soprattutto in certi dettagli, che simili a picchi di febbre sconvolgono la creazione oltre il senso: per esempio il neofita atletico e infreddolito battezzato da San Pietro, o il santo stesso che, risanando con la propria ombra malati di ogni tipo, cammina verso di noi e quasi fuoriesce dalla scena, o ancora la carica espressiva di Adamo ed Eva cacciati dall’Eden, sono tutte figurazioni che contengono già il fondamento di infinite avanguardie. L’enorme, non tanto per quantità, ciclo pittorico ad affresco che il Masaccio dipinse insieme a Masolino, tra il 1424 e il 1428 circa nella Cappella Brancacci della chiesa di Santa Maria del Carmine, supera ogni verosimile intenzionalità umana.

Il battesimo dei neofiti – 1424-1428 – Cappella Brancacci, Firenze

C’è inoltre un aspetto più sottile legato al carattere dell’uomo. Masaccio deve il suo nomignolo a un misto di trascuratezza, sbadataggine e umiltà che sempre lo accompagnò. A volte il pittore non riscuoteva denari, altre volte non si curava di dipingere con un collega di capacità inferiore (appunto il pur ottimo Masolino). Il genio non solo è incosciente, ma nel suo necessario egocentrismo paradossalmente non concede sconti al proprio ego, così che ogni opera diventi un campo di battaglia in cui massacrarsi. La comune e più attuale esaltazione della personalità autoriale invece sa di politica e non di arte: assistiamo spesso alla parata sciancata di autopromotori che hanno un eccesso di fascinazione per il mondano e, in verità, la paura terribile della genialità.

La cacciata dei progenitori – 1424-1428 – Cappella Brancacci, Firenze

Matteo Innocenti

 

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