A Place to be | Su cosa s’impernia? | Fabio cresci

 

 

Fabio Cresci - La porta - 2016
Fabio Cresci – La porta – 2016

 

“Che, poi, essa non tenda a realizzare qualcosa, risulta chiaramente anche dalle affermazioni di coloro che per primi hanno coltivato filosofia. Infatti gli uomini hanno cominciato a filosofare, ora come in origine, a causa della meraviglia.”

Notoriamente Aristotele nella serie di trattati della Metafisica ha fatto dipendere l’origine della filosofia dalla meraviglia, che nel termine greco è Thauma: non un generico stupore, ma l’attitudine a provare interesse e preoccupazione per l’esistente, alla ricerca di quei fondamenti che restano oltre il divenire e che dunque possono dare un senso profondo alla vita stessa. La struttura della cultura occidentale ha, in modo innegabile, tali presupposti, ricorrenti in forma esplicita o implicita nelle grandi opere del pensiero e dell’espressione di ogni periodo.
Altra questione è la conciliazione tra questa esigenza di costante confronto e le necessità pratiche del quotidiano. Vale a dire se per ragioni di vivibilità, e non di vita, abbiamo giusta facoltà nel marginalizzare le domande sostanziali oppure se non dovremmo cercare sempre un’integrazione piuttosto che un’opposizione tra le due tensioni, per il fatto che ogni azione e ogni evento, anche i più comuni e abitudinari, hanno in sé la traccia dell’eccezionalità dell’esistere. Al cuore della questione, l’arte sembra trovare una delle sue ragioni profonde e poter avverarsi con formula piena: essa che, attraverso la creazione di opere, si fa testimonianza della nostra natura in tutta la sua ricchezza e del suo avvenire nel mondo.
Dentro questa dimensione, prima di tutto interrogativa, si sviluppa il progetto di Fabio Cresci Su cosa s’impernia?, secondo una disposizione personale, a carattere evocativo, che riguarda contemporaneamente sia i modi in cui l’arte fa scaturire in noi delle domande significative sia quel processo che è in grado di trasformare uno “spazio” in “luogo” – assumendo sempre a termine di riferimento l’individuo, il quale nel primo caso è soggetto con il pensiero e nel secondo con l’azione.

Fabio Cresci - Il seme - 2000
Fabio Cresci – Il seme – 2000

Sostenuto da un’idea, Lato ha avuto inizio da un atto; l’apertura e la sostituzione della grande porta antica, in legno massello, che segnava l’ingresso dell’edificio che fu industriale. L’installazione La porta ri-attualizza tale decisione necessaria a intraprendere una nuova storia, attraverso tracce che tuttora esistono poiché – sono le uniche – conservate: il portale stesso collocato in orizzontale (dopo la sua rimozione) e gli elementi di accompagnamento quali cardini, stipiti, paletti, serratura. L’aspetto particolare, collegato alla vicenda di fondazione dello studio di architettura che poi è divenuto un collettore di attività e di ricerca, viene traslato in termini più generali fino a divenire d’impulso per una riflessione condivisibile sui motivi del nostro agire e sugli effetti che ne derivano.

Fabio Cresci - I taccuini - 1993/2016
Fabio Cresci – I taccuini – 1993/2016

Un singolo seme è prezioso per l’evoluzione di crescita che un giorno lo renderà altro, e poi altro ancora, come avviene col nostro corpo, senza che in fondo sappiamo spiegare da dove si origini, che cosa sia e come avvenga questa energia vitale. In esso vi sta intatto il mistero prodigioso del naturale. Qui Il seme è d’oro su un piano bianco, a metà percorso – la fusione e la prima esposizione risalgono al 2000; nella sua limitatezza che eppure è già potenza, esso si offre a uno sguardo attento, a uno sguardo che infine decida di non considerare banale o superfluo l’avverarsi.
Il livello più alto dell’edificio si pone di per sé, tramite i suoi lucernari, in relazione al cielo. La pulizia dei vetri si rivolge all’osservazione e al prendersi cura in legame di reciprocità. L’attività metodica, graduale dei panni passati sulle superfici vitree giunge a trascendersi; che si assista al periodo effettivo dell’azione o che se ne vedano gli effetti dopo, resta identico l’invito ad alzare gli occhi verso una dimensione di infinita estensione, a comprendere come l’attenzione premurosa rivolta a sé, agli altri e alle cose del mondo – quanto per esempio Heidegger definí: la cura autentica – ci conduca a uno stato di purezza e di meditazione.

Fabio Cresci - La pulizia dei vetri - 2016
Fabio Cresci – La pulizia dei vetri – 2016

Una pratica assidua svolta dall’artista in più di venti anni è stata ed è tuttora quella di scrivere delle riflessioni, talvolta brevi come istantanee ispirazioni altre volte più articolate; I taccuini che le accolgono, uniti e disposti in successione temporale stanno ad evidenza di un’intima riflessione, aperta per la lettura su due pagine in cui è riportato nuovo cielo e nuova terra. Ciò che per mentalità comune collochiamo agli opposti, si relativizza: da un punto di vista più ampio, che mette in accordo il sentire e il conoscere, noi uomini abitanti della terra siamo, in ogni istante, immersi nell’uno e nell’altro.
Nell’insieme di corrispondenze tra le opere, in modo variabile relazionate anche alla storia e alle caratteristiche del luogo, il percorso costruito da Fabio Cresci afferma la libertà – inalienabile quanto necessaria – di scegliere in ogni momento verso quali termini dirigere la nostra disposizione umana.

Fabio Cresci - La pulizia dei vetri - 2016
Fabio Cresci – La pulizia dei vetri – 2016

 

 

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Su cosa s’impernia
Fabio Cresci

16 giugno – 29 luglio
16 june – 29 july

a cura di | edited by Matteo Innocenti
in collaborazione con | in collaboration with Luca Gambacorti

 

 

 

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