Enzo Cucchi e Enrico David: Entro dipinta gabbia

Enrico David, Untitled, 2017, lana su tela, 220×270 cm circa. ©dell’Artista, Courtesy Michael Werner Gallery, New York/Londra – Entro dipinta gabbia. Casa Masaccio – Foto OKNOstudio

Tra le prime prove liriche del Leopardi, poi raccolte e titolate Puerili, vi è L’ucello dal celebre esordio Entro dipinta gabbia; componimento che già dimostra un’assimilata conoscenza del versificare seppur allora l’autore sia solo dodicenne, nonché un talento poetico d’immagine e di pensiero in nuce, pronto negli anni seguenti a determinarsi come uno dei principali dell’Ottocento europeo. Il brano nella sua freschezza, che niente ha di sprovveduto, credo che continui a colpirci per un aspetto particolare: esso mostra in modo schietto e diretto un tentativo di poesia nel suo farsi, la successione di versi non dominata dalla preoccupazione strutturale che invece investe un poeta in età più matura.

Una mostra può tentare di mettere in atto attraverso le immagini e le loro relazioni proprio quella genesi insieme misteriosa e necessaria, imprevedibile e rigorosa, del fare poesia. Una via a ciò atta è quella delle corrispondenze, in parte ipotizzate in parte trovate a posteriori tramite verifica. Nella mostra di San Giovanni Valdarno, a cura di Rita Selvaggio, vi è in partenza il riferimento a un humus, quello della terra marchigiana, in modo ideale con la citazione al poeta di Recanati e poi fattivo tramite il “dialogo” tra due artisti, Enzo Cucchi e Enrico David, di generazione diversa ma di uguale origine anconetana.

Entro dipinta gabbia. Enzo Cucchi, Enrico David. Casa Masaccio centro per l’arte contemporanea. Exhibition view. Foto OKNOstudio. A sinistra: Enrico David, Untitled, 2017, lana su tela, 208×200 cm circa. © dell’Artista, Courtesy Michael Werner Gallery, New York/Londra. A destra: Enrico David, Untitled, 2017, matita su carta, matrice del lavoro trasferito su parete, dimensioni variabili. ©dell’Artista, Courtesy Michael Werner Gallery, New York/Londra

Un percorso misurato, di una decina d’opere in tutto, che si sviluppa a partire da un ascolto attento del luogo. Ne è conseguita la scelta di non sovraccaricare la nativa dimora del Masaccio, nel suo aspetto attuale già derivato da modifiche e restauri intercorsi nel tempo, e semmai di puntualizzarne alcuni aspetti tipici, strutturali. Notevole in tal senso è la scultura in bronzo di Cucchi, senza titolo ed evocativa di una campana, che come un’apparizione “sosta” all’angolo di una delle sale del primo piano. E certo le sono coerenti gli altri due bronzi a terra Sotto la coda, Nessuno e Lo Zoccolo che nella sembianza fascinante ed enigmatica – appartenenti a quanto ormai si potrebbe definire una personale mitologia dell’artista – tornano ad animare il Vicolo Rossi, chiasso la cui funzione era lo scarico delle merci fuori dai corsi principali della cittadina.

Nella scelta di opere ed interventi di Enrico David vengono interrelandosi emersione e sospensione. Le sue figure a parete definite antieroi, riportate da una matrice di carta in cui erano tracciate a grafite, trasmettono una sensazione di atemporalità poiché le potremmo considerare sia riaffioramenti di ricordi passati sia presagi di un avvenire futuro. Gli arazzi di lane intrecciate e cucite su tela stanno sospesi sopra il pavimento, sostenuti da fili metallici e diventano così, aldilà del loro motivo decorativo, delle pareti mobili che stimolano una differente considerazione dello spazio geometrico intorno.

Per entrambi gli artisti vale il rapporto tra una estrema libertà creativa, d’immaginazione, e un lavoro preciso, insistente sulla materialità stessa delle opere (per esempio – appunto – bronzo e lana).
Altro elemento, sempre implicito nella mostra per il completamento di quell’effetto poetico ricercato, sono le impressioni che l’osservatore riceve, elabora e riconnette nell’intimo della propria sensibilità.

Entro dipinta gabbia. Enzo Cucchi, Enrico David. Casa Masaccio centro per l’arte contemporanea. Exhibition view. Foto OKNOstudio. Enzo Cucchi, Sotto la Coda, Nessuno, 2016, bronzo, ceramica. Courtesy dell’Artista e ZERO…, Milano

 

Enzo Cucchi, Senza titolo, 2017, bronzo, 46x26x28 cm circa. Courtesy dell’Artista. Foto OKNOstudio.
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