Carapelli for Art 2019 – i vincitori

1.357 partecipanti da 52 nazioni: Carapelli for Art premia l’arte sul tema “Unione. L’incontro tra le varietà che porta a nuovo valore”.
Ecco svelati i quattro vincitori della seconda edizione premiati lo scorso 23 Ottobre presso la Triennale di Milano.

https://carapelliforart.carapelli.com/it/vincitori-carapelli-for-art-2019/

CATEGORIA OPEN

Andrea Zucchini

Dreamwalker (2019. 4K video, Stereo sound 15’ e 30”)

Dreamwalker di Andrea Zucchini, un’installazione di immagini in movimento che esplora il collegamento degli ambienti materiali con la psiche umana. Un sogno di luoghi infusi di echi dell’adolescenza dell’artista, il film si tuffa in traumi e desideri latenti. L’artista orchestra un universo di atmosfera densa, bassi pesanti e corpi al neon, dove paesaggi interni e naturali si fondono in uno solo. La passeggiata da sogno di Zucchini parte dalla Val Camonica e si snoda su sentieri che si snodano nella sua città natale, Brescia, ai piedi delle Alpi del Nord Italia. La Valle della Camonica è stata scolpita da un ghiacciaio che si scioglieva durante l’ultima era glaciale, che ha lasciato dietro di sé formazioni geologiche monolitiche, note come Piramidi di zona, e vaste lastre di roccia sedimentaria levigata. Oltre 10.000 anni, dall’era epipaleolitica ai primi del XX secolo, le lastre sono state scolpite con oltre 300.000 incisioni che ora costituiscono una stratificazione unica del tempo antropologico. Le rappresentazioni di fabbri di ferro, labirinti e iscrizioni romane sono sovrapposte alla caccia al cervo e alle scene rituali di nascita, il tutto continuamente riformulando momenti nel tempo in relazione l’uno all’altro. Dreamwalker suggerisce che questo sito multi-temporale rende palpabile una psiche collettiva culturale che – radicata nella terra vibrante – porta al suo interno una serie infinita di storie condivise, fantasie e anticipazioni. Intrecciando questo antico patrimonio nelle contestazioni familiari della sua giovinezza, la sua stessa soggettività si intreccia con il collettivo, e la propria crescita e scoperta di sé attraverso l’attesa, la delusione e la perdita indissolubilmente il terreno di Brescia. Come paesaggi sono perennemente modellati da forze in collisione, così è la psiche, ei loro stati attuali sono continuamente revisione del passato. Evocando un’esperienza di psicoanalisi, il film è narrato da due voci che guidano la zucchina attraverso un’immersione profonda psico-fisiologica. Composto come un lento, testante tuffo attraverso sequenze da sogno che rivelano ansie prevalenti e dolori persistenti, il film ritrae un corpo e un auto-ondulato tra stati di impermeabilità e dissoluzione. Qui il corpo umano oscurato e vulnerabile, sempre in evoluzione e carico di desiderare, viene esteso con protesi, sfida il genere fisso e adotta forme sconosciute.

 

Enrico Boccioletti
Loomer (2019. Asta per microfono, lampadine UV, pannello acustico, microfoni elettrostatici a contatto, amplificatore e speaker modificati, bomber e pantaloni usati dall’artista, telefoni cellulari, connessione Wi-Fi, cavi, 182x55x110 cm ca)

Loomer è un’installazione scultorea composta da un’asta da microfono, cavi, indumenti vari, lampadine ultraviolette che emanano calore, oggetti vari, e dei trasduttori acustici che captano e amplificano le onde elettromagnetiche dei cellulari. Una specie di automa minerale che incombe sul paesaggio e ne disturba la vista, o uno spaventapasseri di un mondo non più abitato da esseri organici che emette suoni alieni all’approssimarsi dei telefoni dei visitatori, creando un ponte quasi divinatorio tra loro e i campi energetici che circondano gli oggetti fisici. Un dialogo elettronico incomprensibile, rivelatore di iper-realtà spettrali che si diffondono, traslucide, tra le trame di presenti reali, futuri ipotetici e passati che si mostrano diversi e cangianti.

 


CATEGORIA ACCADEMIA

Mehrnoosh Roshanaei
Wonderland (2019. Video, 3’;32’’ Giugno 2019)

Nella mia esperienza di vita, di studio e di lavoro in Italia, in Norvegia e in Austria mi sono dovuta confrontare coi rispettivi contesti in cui concetti come famiglia, immigrazione, politica, memoria (tra gli altri) hanno significati diversi, legati al linguaggio e alla cultura di riferimento e quindi non a una interpretazione individuale di ogni persona. Nel realizzare il video ho utilizzato la funzione di scrittura intuitiva (predittiva) del mio telefono mobile, digitando e scegliendo le prime parole disponibili. Procedendo con questo sistema di scrittura si ha la possibilità di visualizzare altre parole, suggerite in rapporto alle conversazioni passate e al modo personale di scrivere. Partendo dalla parola e seguendo i suggerimenti del sistema è fuoriuscito un testo che ha la forma di poesia recitata dalla lettura vocale automatica del telefono stesso. Successivamente ho coinvolto una serie di persone di diversa estrazione sociale, culturale e provenienza geografica, incontrate nel mio percorso esistenziale e professionale, e riprese per questa occasione in altrettante situazioni e contesti a loro estranei. La scelta di sovrapporre le loro immagini e di accompagnarla alla lettura vocale automatica suggerisce la banalizzazione e l’uniformizzazione esercitata dal linguaggio e dalla cultura di un contesto che non è il loro. In sintesi, Wonderland è una ricerca sulla realtà, e su quanto i nostri pensieri siano davvero nostri o siano stati manipolati.

 

Giacomo Alberico
Chieti, Indonesia (2019. Leporello)

Google Street View ci fa osservare il mondo attraverso le immagini raccolte da un occhio robotico in maniera dettagliata e razionale. Nel momento in cui è passata l’automobile di Google tutto quello che c’era è stato fermato, immagazzinato e trasformato in un’immagine sferica. Grazie a questa tecnica viene fotografato tutto senza discriminazione. Nessuno fa scelte stilistiche e non esiste la possibilità di vedere altro che il reale. Riflettendo su questo presupposto ho iniziato la ricerca. La città dove sono cresciuto, Chieti, come tante altri centri abitati, è stata documentata e messa online. Vivendo in una città di provincia, come accade per molte persone, ho sviluppato un rapporto di amore ed odio verso i luoghi che conosco da sempre. Ho desiderato molte volte che la città fosse diversa, più simile ai posti che amavo, a luoghi fantastici, a metropoli o piccoli villaggi di mare con il sole tutto l’anno. ‘Chieti, Indonesia’ nasce dall’idea che questa mia impossibile visione di Chieti, venisse resa pubblica, aprendo la possibilità ad uno sconosciuto che viaggia Street View, di poter vedere, credendoli reali, i posti che ho solo immaginato. Queste immagini che ho realizzato capovolgono il senso di Street View, rompendo la regola principale della visione di una realtà accurata resa possibile dalla fotocamera a nove occhi di Google. I fotomontaggi, caricati nel sistema come fotografie pubbliche, uniscono i luoghi della via principale di Chieti con quelli di numerose località indonesiane, mescolando due visioni del mondo completamente diverse in un’unica impossibile immagine.

 

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