Il sogno americano? È un incubo

Recupero dell’oggetto e appropriazione dei segni. Dopo pop e neo-pop è ancora possibile sfidare lo smisurato immaginario degli Stati Uniti? Ci prova Zhivago Duncan, artista giramondo, all’esordio italiano da Poggiali e Forconi. 

Zhivago Duncan – Papillon – veduta della mostra presso Poggiali e Forconi, Firenze 2012

Mentre il sogno (incubo) americano continua a montare, fino al punto limite dell’indistinzione, tra artificio e realtà, l’arte, partendo dalle stesse immagini, non rinuncia alla costruzione di visioni alternative. Zhivago Duncan (Terre Haute, Indiana, 1980; vive a Berlino) per la sua prima mostra italiana mette in scena una rappresentazione personale della presunta autobiografia del detenuto Henri Charrière e della mitologia connessa all’interventismo bellico statunitense. Modellini di aeroplani dismessi – ridipinti con simboli della cultura popolare, graffiti, slogan e quant’altro – stanno sospesi dentro teche di vetro (alcune, in modo sensazionalistico, a forma di croce), rinviando per analogia a diverse tipologie di oggetto quali la reliquia, il reperto, le farfalle esposte nei musei entomologici. Ne deriva uno scenario post-apocalittico, ipotesi possibile del mondo occidentale quando il potere odierno sarà decaduto e vi sarà stata una sostituzione di esso o, peggio, la devastazione del genere umano. Se poi questa visione, come altre, non sia già elemento integrato dallo spettacolo che pur si contesta, è questione da considerare.

 

Matteo Innocenti
(Artribune)

Firenze //
Zhivago Duncan – Papillon
a cura di Saskia Neuman
POGGIALI E FORCONI
Via della Scala 35a
POGGIALI E FORCONI – PROJECT ROOM
Via Benedetta 3/r
055 287748
info@poggialieforconi.it
www.poggialieforconi.it

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