TUM² – Manuela Menici + Vanni Meozzi – SAAM

Il percorso estivo di installazioni site-specific di Lucilla Bellini, Jacopo Jenna, Manuela Menici e Vanni Meozzi, impostato alla Rocca di Carmignano sulle possibilità e sulle necessità di un ambiente aperto, trova nello spazio SAAM la dimensione idonea per un approfondimento. Ed è stata appunto questa esposizione “al quadrato”, in cui gli artisti del gruppo rivelano l’essenza del proprio stile e del proprio messaggio, a chiudere per via ideale l’introduzione al progetto.
Le due mostre si sono distinte per l’elemento delineato come centrale, rispettivamente l’oggettualità e la rappresentazione.

Manuela Menici + Vanni Meozzi 15 ottobre 2011 – 3 novembre 2011

Lucilla Bellini + Jacopo Jenna 5 novembre 2011 – 20 novembre 2011

a cura di Matteo Innocenti

SAAM – Schema Polis
Via Borgo, 4 Carmignano – Prato

 

Manuela Menici 
Uno dei processi fondamentali della poesia è scegliere una parola, seguendo la consapevolezza o l’intuito, e farne parte di un’immaginazione individuale, per ottenere dalla stessa un significato originale e più ampio. Il mare della partenza non è mai identico a quello del ritorno, perché nel mezzo ci sono le nostre esperienze; così lo stesso termine può evocare due sensazioni ben distinte.

In modo uguale un’idea che deriva dalla tradizione, il ricamo, con il suo gusto artigianale e l’impiego estetico del tempo, viene trasformato dallo specifico di una ricerca artistica. Se la base è la testimonianza di una civiltà che ormai esiste solo nella memoria, quella contadina – tra i cui valori basilari entravano appunto la ricchezza dell’oggetto utile e unico, durevole una vita intera, e la pratica “regolamentata” del corredo come dote – gli sviluppi, a seguito di fasi precedenti in cui l’artista conservava l’integrità formale del ricamo, consistono in una libera interpretazione declinata al presente.


Domestic dream, il grande centrino di corda marina adagiato al centro, rivela subito un carattere fantastico: presente come una scultura eppure lieve nella trama, fatto di una materia resistente eppure duttile al lavoro paziente di mani femminili, questa installazione condivide con le opere minimali il riferimento allo spazio, poiché ne modifica la percezione con la sua stessa presenza, ma senza concludersi in un rigido schema concettuale. La riflessione lascia luogo a un discorso libero, ispirato, quando romperai tutti gli ormeggi ti potrai legare con i nodi più belli…l’accettazione del processo vitale di inizio e di fine, si legge in/da piccoli telai da cucito simili a oblò, la cui dominante nera lascia emergere, al posto di scorci paesistici, lettere di una tonalità più lucida; come suggerito dal titolo Back to black.
L’installazione di Manuela Menici arriva a un eccezionale equilibrio tra opposti, il bianco e il nero, i pieni e i vuoti, la memoria del passato e la prospettiva del futuro. Soprattutto, ecco ancora la poesia, trova in una struttura formale sapiente la capacità di aprirsi alla divagazione.

 

 

 

 

Vanni Meozzi

Che il suono possa scandire il tempo non è più affar nostro. Per secoli la differenza tra le ore ha avuto una funzione determinante nel regolare l’attività quotidiana dell’uomo, e il suo rapporto ciclico con la natura.

Adesso invece, per la prima volta, l’istantaneità, sentita realmente e condivisa virtualmente, viene eletta a momento più alto della conoscenza. I media di comunicazione, tesi verso il massimo dell’efficienza, mirano non all’utopia della sintesi, ma dell’analisi: sapere tutto ciò che avviene in questo preciso momento (compreso il superfluo, poiché il procedimento è cumulativo e non può permettersi distinzioni). Probabilmente qualcosa di analogo, ma riferibile alla vista, lo si ritrova nel Manierismo, quando lo sguardo, esercitato all’esercizio prospettico dall’intelligenza rinascimentale, diventa strumento per una razionalizzazione estrema, a “perdita d’occhio”.


L’accostamento non è casuale perché, distanza e diversità permettendo, presenta una curiosa somiglianza con quanto proposto da Vanni Meozzi. Infatti se il trenino in movimento tra le altezze della Rocca di Carmignano, come viene mostrato nel video Viewpoint, è una continua affermazione/negazione dei rapporti spaziali – che differenza c’è tra un vagone vero e un modello, se il punto d’osservazione può farli apparire identici? – la nuova installazione Silence rende paradossali il qui e l’adesso.
L’idea che salendo su una scala e in cima premendo un pulsante, si possa attivare il campano che si staglia all’orizzonte, è di per sé straniante; se a ciò aggiungiamo il disorientamento provocato negli abitanti del paese, per il richiamo inatteso, l’effetto è completo.
Non sappiamo perché causiamo un suono tanto fragoroso, né chi ascolta ne capisce la funzione, eppure il fascino delle antiche campane si rivela intatto. Siamo certi di aver perso poco, nelle rincorse del nostro presente? La scritta di richiamo al silenzio, piccola ma precisa, fredda ma perentoria – al modo di molti obblighi della tecnologia, che la democrazia interpreta in senso univoco come positivi – è di per sé una risposta.

(Matteo Innocenti)

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