Sull’orlo dell’abisso: dialogo con Franco Rella – I° parte

Cinque prospettive estreme. La sintesi di un pensiero che avvicina la conoscenza e l’arte, con gli aspetti più pericolosi della realtà.  Ne abbiamo discusso in un’intervista-dialogo, con uno dei massimi filosofi contemporanei: Franco Rella.

Friedrich Nietzsche


Ridere tragicamente

Friedrich Nietzsche. Il grande ‘iniziatore’ del novecento, ovvero la radice da cui germoglia la nostra attualità. Pars destruens per eccellenza, il filosofo ha demolito a colpi di martello il mastodontico edificio del pensiero occidentale, negando Dio e con esso ogni metafisica. Eppure Nietzsche non fu un razionalista puro: a fondamento di concetti come l’oltreuomo, la volontà di potenza e l’eterno ritorno, c’è più mito che realtà. Come si risolve questa contraddizione? In che modo e per quali motivi il pensatore tedesco ha negato l’opportunità della verità, ed eletto l’arte a strumento centrale della conoscenza?

FR. Nietzsche ha rovesciato il tavolo della filosofia occidentale. Sono uscito dalla casa dei dotti dove il sapere è schiacciare nodi, ha detto. Ha denunciato la favola metafisica di un mondo sopra il mondo. Ha detto che l’apparenza è tutto ciò che abbiamo e che al di là di tutto non c’è nulla. Ha anche detto in Gaia scienza che i Greci amavano l’apparenza, la superficie per amore della profondità, e che noi dobbiamo come i Greci cercare nella cosa così come essa ci si presenta, nel suo apparire, la sua vertiginosa profondità: la sua necessità.

Pompei – Villa dei Misteri – Iniziazione ai riti Dionisiaci

Hegel ha detto che il “questo qui” non ha alcuna rilevanza conoscitiva, non ha statuto di realtà. Solo la generalità del concetto è reale. Già Kierkegaard si era mosso contro l’imperialismo concettuale di Hegel, contro il totem della totalità, ovvero l’esorcismo della particolarità. Ma è Nietzsche che fa la mossa decisiva. Al di fuori del sogno totalizzante, dell’ordine concettuale, la realtà appare come un cumulo di frammenti e “orrida casualità”, ma è possibile dare una forma e rendere nella forma comunicabile questa realtà. Di qui la “metafisica artistica” che diventerà “metafisica tragica”, in quanto la realtà è fatta di opposti che non si dissolvono dialetticamente, ma rimangono opposti. Come Nietzsche ha detto in un suo frammento, gli opposti emergono come tali e come tali significano. Questo è quanto la metafisica tragica può cogliere e trasmettere.

Georges Bataille


Oltre ogni senso
Georges Bataille. La sua complessa indagine filosofica, spesso considerata per frammenti e non in un’ottica globale – con conseguenti distorsioni e forzature – reclama l’importanza positiva di quei fattori, attivi nella nostra natura e nella nostra mente, che la società definisce estremi: tra gli altri l’erotismo, il vuoto, il pericolo, il male. Il perno su cui tutto gira è la mancanza, o addirittura l’impossibilità, del senso; ne consegue che ogni riflessione dovrebbe essere una riflessione sull’eccesso, ovvero un tentativo continuo di andare oltre sé stessi. Ma che cos’è questo oltre? C’è modo di definirlo? Chi può sperimentarlo?

FR. Bataille ha detto che la sua compagnia sulla terra è Nietzsche, che Nietzsche gli è reso solidale. La sua filosofia si sviluppa in polemica con la filosofia hegeliana e in prossimità della filosofia nietzschena. Quanto ho detto su Nietzsche a proposito della profondità metafisica della cosa, vale anche per Bataille, che afferma l’insormontabilità dell’”essere qui che c’è”.
È di qui, sul bordo della cosa – delle cose e dei soggetti – che inizia la vertigine batalliana. Se la filosofia ha sempre parlato garantendo la sua parola sulla base di un fondamento, tolto il fondamento – l’operazione di Nietzsche – la parola non è più garantita e si spinge verso quello che è propriamente indicibile, che è però proprio ciò che importa conoscere e dire. L’eccesso non è soltanto nella rottura dell’erotismo.

Hans Bellmer – studio per ‘La storia dell’occhio” di Georges Bataille

La rottura dell’erotismo è quasi il segno e la metafora di un indicibile di cui abbiamo esperienza ma non filosoficamente un sapere. Si tratta per Bataille di proporre dunque il sapere di questo non-sapere. È questo che egli ha iniziato fare, è di qui che è necessario leggerlo. Filosofo marginale? Parafraso Adorno dicendo che affermare che un filosofo del “new realism” sia più vero e importante di Bataille sarebbe falso anche se questa fosse la verità. (prosegue…)

Matteo Innocenti

Sull’orlo dell’abisso: dialogo con Franco Rella – II° parte

 

 


Franco Rella (Rovereto, 1944), professore ordinario di Estetica allo IUAV, è uno dei maggiori filosofi italiani contemporanei. La sua ricerca percorre da sempre filosofia e letteratura, anche attraverso gli autori di cui si è fatto curatore italiano (Baudelaire, Rilke, Flaubert).
Tra i suoi testi più importanti: Il silenzio e le parole, L’enigma della bellezza, Pensare per figure, Scritture estreme, Proust e Kafka.
L’intervista prende spunto dal libro “Nietzsche:Arte e Verità”, scritto con Susanna Mati, edito da Mimesis.

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