Private Flat#6 – Brucia Babilonia – O-Skené

Firenze, 8-9-10 ottobre 2010

PROGRAMMA
Venerdì 8 ottobre (opening)
Spazi aperti dalle 16 alle 21
Sabato 9 e domenica 10 ottobre
Spazi aperti dalle 10 alle 20
(ingresso libero)

Opening Party
Venerdì 8 ottobre ore 20
Casa della Creatività – Palazzo Giovane
vicolo di Santa Maria Maggiore 1
Performance live con Alpin Folks + Gioacchino Turù e Vanessa V. + Soulsick

BRUCIA BABILONIA
I linguaggi, le culture, la comunicazione sono i temi di questa edizione di Private Flat. Babilonia esce dal mito per farsi metafora contemporanea delle differenze e delle contraddizioni che convivono nel mondo di oggi.

O-Skené
a cura di Matteo Innocenti 

“Ovunque una perdita del segreto, della distanza e della padronanza dell’illusione […] Tutto ciò che dimentica questa scena e questa padronanza dell’illusione […] cade nell’osceno. Il modo di apparizione dell’illusione è la scena, il modo di apparizione del reale è l’osceno.” (Jean Baudrillard)

L’inizio nella constatazione che la contemporaneità ha in sé una serie di eventi, situazioni e costruzioni tendenti alla “purezza”: la conoscenza, la comunicazione, la socialità, la sessualità e così via, sono forme umane sviluppate al loro massimo grado.
Nel pensiero del filosofo francese, quanto raggiunge una simile purezza diviene inevitabilmente atrofico, eccesso che giunge alla negazione di sé. Alcuni esempi. L’iperrealtà mostrata dai media decade nella simulazione somma, l’eccesso di voci sfocia nella confusione incomprensibile, il sesso libero si apre all’incoscienza del porno.
Dunque l’osceno – nell’etimologia possibile di o-skené, ovvero fuori dalla scena, ovvero fuori dall’illusione – è il contrappeso del nostro presente: liberarci da ogni artificio, condizione necessaria al progresso, significa altresì cadere in balia degli oggetti in quanto tali.
Babilonia, antica prima metropoli e simbolo del contemporaneo, è il luogo eletto dell’osceno. La città vuole progredire senza sosta, e per riuscirci abbandona ogni forma di spiritualità.
In tale assenza, né solo positiva né solo negativa, intervengono a loro modo quattro artisti, ognuno affrontando un particolare aspetto della questione.

La fotografa Lucilla Bellini, in contrasto con la spettacolarità visiva odierna si concentra su una selezione rielaborata di scatti personali. Intimità delle immagini, tempo rallentato della fruizione, emozioni evocative e non eclatanti ne sono gli elementi fondamentali.
L’artista visuale Manuela Menici elabora una poetica rappresentazione del proprio desiderio/necessità di viaggio, aldilà d’occidente: immagini di e da un mondo diverso, frammenti di culture conviviali e vive, possibilità di nuovi inizi.
Il performer Michele Simonetti è protagonista di un’azione, ripetuta nel tempo, incentrata sul recupero della fisicità. Le persone racchiuse entro uno spazio ristretto, scoprono progressivamente il corpo del danzatore, fino ad instaurare con esso una relazione empatica.
Vanni Meozzi, architetto di formazione, interviene su una porzione di paesaggio urbano evidenziando collegamenti inaspettati: oltre le divisioni e la dimensione privata, ogni città è sempre un sistema complesso di relazioni e necessità reciproche.

(Matteo Innocenti)

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